L’aromaterapia è una pratica molto antica, fondata sulla consapevolezza dell’importanza dell’olfatto e dei suoi effetti sul benessere personale. Gli aromi, anche i più semplici, mutano il nostro stato d’animo, predispongono il nostro organismo ad accogliere l’ambiente e a sentirlo proprio.
Entrando nella propria casa, prima ancora di accendere la luce, la nostra anima sorride, se ci accoglie un profumo congeniale. Quest’ultimo non è tanto un tocco finale di raffinatezza nell’arredo domestico, non è un vezzo stilistico, quanto il primo sorriso di benvenuto. E’ la stretta di mano di presentazione, è la gratificazione sensoriale primaria per chiunque varchi la soglia. Benessere, calma, energia, ogni essenza soddisfa in modo originale il nostro IO unico grazie all’olfatto. Per questo è bello e gratificante trovare il proprio mix ideale, tra le infinite sfumature olfattive a nostra disposizione. Poiché la bellezza non riguarda soltanto la vista, ma ogni aspetto della nostra relazione sensoriale col mondo, dal calore di una carezza, ad una melodia dimenticata, iniziando dal profumo speciale della nostra dimora.
In un nuovo spazio espositivo che da solo vale una visita, la Fondazione Prada inaugura una rassegna fotografica internazionale, curata da Francesco Zanot, con oltre 50 opere di giovani autori (M.Bonajo, T. Duarte, I. Fenara, G. Reynolds, solo per citarne alcuni) che esplorano l’uso della fotografia come diario personale. Nel contesto attuale, caratterizzato dalla pervasività di immagini condivise e veicolate dalle piattaforme digitali, questi artisti rappresentano una nuova forma di diario fotografico, intesa come imitazione della riproduzione ripetitiva di immagini tipica del web, con una cura per l’allestimento in contrasto con la spontaneità dello stile documentaristico. La base di ricerca di questo indirizzo è il progetto di imporre una griglia estetico-concettuale alla quotidianità spontanea, anche attraverso l’applicazione di un metodo modulare o la combinazione realtà-manipolazione digitale. Il percorso espositivo si articola sui due livelli dell’Osservatorio, accompagnando il visitatore nel suo viaggio attraverso i nuovi sviluppi non solo della fotografia, ma dello sguardo sul mondo e l’individuo. Un bell’esempio di apertura al nuovo: come sempre grazie Milano e buona rinascita.
“Give me Yesterday”, 21 dicembre-12 marzo, Fondazione Prada Osservatorio, Galleria Vittorio Emanuele II, Milano. Fondazioneprada.org
Una vecchia poltrona in un angolo della casa dei nonni, la borsa da lavoro di papà, che lascia ogni sera sulla cassapanca, una cintura che la mamma indossa nelle serate con le amiche…non prestiamo attenzione al fil rouge che lega questi oggetti, finchè un giorno una crema, un olio, un nuovo profumo ci riportano improvvisamente là, indietro di ore, giorni oppure di anni, non è importante sapere quando, è un ricordo puntuale, la memoria olfattiva restituisce all’improvviso un attimo, una situazione e questa subitaneità ci sorprende, lasciandoci senza parole dallo stupore e dall’emozione di ritrovarci indietro nel tempo. Del resto, scrive Marcel Proust in “Dalla parte di Swann”:
“Quando di un antico passato non sussiste niente, dopo la morte degli esseri, dopo la distruzione delle cose, soli, più fragili ma più intensi, più immateriali, più persistenti, più fedeli, gli odori restano ancora a lungo, come anime, a ricordare, ad attendere, a sperare, sulla rovina di tutto il resto, a reggere, senza piegarsi, sulla loro gocciolina quasi impalpabile, l'immenso edificio del ricordo.”
Buoni ricordi, buona rinascita!
Potere della letteratura, che trasfigura esistenze di persone comuni in personaggi pieni di mistero e di fascino! La vita contadina della provincia francese della prima metà del Novecento prende corpo sotto forma di dieci biografie, racconti particolareggiati e dalla prosa ricca, quasi enfatica dell’autore. Michon vuole elevare al rango di eroi, di figure leggendarie i suoi miseri antenati, piccoli abitanti delle campagne, lavoratori umili e legati strettamente alla terra e ai suoi cicli, come ce n’erano a migliaia in quegli anni. Egli vuole nobilitare le loro vite, quasi violentemente, per il suo desiderio di strapparli alla mediocrità, di salvarli dalle loro stesse realtà. I ricordi si fondono con le illusioni, la narrazione si fa tormentata, densa, vitale di vita propria. Potenza della letteratura, che in se stessa ha il germe della grandiosità, della realizzazione di quella volontà di potenza che dà all’uomo la forza della rinascita.
Pierre Michon, “Vite minuscole”
edizioni Adelphi