“Godere dell’essere discreto vuol dire accettare da subito che non si può goderne in eterno. Significa rinunciare davvero, e con grande gioia, alla vita eterna e omogenea, fonte di tanti desideri mortiferi.”
Cosa significa vivere con discrezione nell’epoca attuale, nella società dello spettacolo, del circo mediatico? L’autore - docente di filosofia all’Università di Parigi VII – Denis Diderot - propone una riflessione obbligatoria, per chiunque voglia esercitare il proprio spirito critico e non rinunciare a pensare lo Zeitgeist, lo spirito del tempo.
Orientare i propri pensieri su ciò che è vivo e su ciò che bello, socialmente e politicamente, vuol dire andare nella direzione opposta a quella dell’apparizione, vuol dire cogliere la bellezza nuda del gesto; non dell’opera, né dello statuto, ma della sussurrata impersonalità che produce un sorriso, un po’ di gioia o di energia, la bellezza democratica della vita ordinaria, un’esperienza “che esige di deporre ogni sovranità per aprirsi alle possibilità, per diritto illimitate, della vita anonima”.
Questo approccio ci avvicina a una concezione di felicità assai particolare, ben lungi dalla felicità dell’avere o dell’essere per qualcun altro: “…sottrarsi ai vani giochi delle immagini di sé e delle ambizioni personali; sottrarsi alle cose che si posseggono come a quelle che non si posseggono; sottrarsi alla paura di perdere come a alla paura di non aver più nulla da perdere: potremmo chiamarla felicità per sottrazione”.
Grazie amico, che mi hai letto nel cuore.
Pierre Zaoui, L’arte di scomparire
edizioni Il Saggiatore
Il piacere della lettura inizia molto prima della cognizione di quanto è scritto. Inizia da quella voluttà che si prova nel prendere in mano un libro che ancora non si è letto.
Se questo libro, poi, è il dono di un amico inizia dalla gratitudine per quella persona, dal compiacimento di constatare che sì, l’amicizia è proprio un’affinità rara e preziosa, che ti consente di capire esattamente gli altrui desideri e, quando possibile, di soddisfarli con un sorriso raggiante di complicità.
“Della felicità del leggere” è un’edizione preziosa – rilegatura a filo, carta tagliata a mano, tiratura limitata e numerata – del bel pensiero di Vincenzo Consolo sulla gioia di scoprire le meraviglie della lettura. Poche pagine che esprimono la necessità di quell’ossigeno indispensabile alla nostra evoluzione, ai nostri slanci e ai nostri più nobili ideali.
Ogni età ha le sue letture e i suoi modi per leggerle, custodiamo con cura questo tempo privilegiato, raro e discreto tesoro del vero benessere. Buona lettura, sempre!
Vincenzo Consolo, La felicità del leggere
Edizioni Henry Beyle
Potere della letteratura, che trasfigura esistenze di persone comuni in personaggi pieni di mistero e di fascino! La vita contadina della provincia francese della prima metà del Novecento prende corpo sotto forma di dieci biografie, racconti particolareggiati e dalla prosa ricca, quasi enfatica dell’autore. Michon vuole elevare al rango di eroi, di figure leggendarie i suoi miseri antenati, piccoli abitanti delle campagne, lavoratori umili e legati strettamente alla terra e ai suoi cicli, come ce n’erano a migliaia in quegli anni. Egli vuole nobilitare le loro vite, quasi violentemente, per il suo desiderio di strapparli alla mediocrità, di salvarli dalle loro stesse realtà. I ricordi si fondono con le illusioni, la narrazione si fa tormentata, densa, vitale di vita propria. Potenza della letteratura, che in se stessa ha il germe della grandiosità, della realizzazione di quella volontà di potenza che dà all’uomo la forza della rinascita.
Pierre Michon, “Vite minuscole”
edizioni Adelphi
Una fiaba, bellissima e piena di poesia, scritta dall’autore come epilogo narrativo prima di passare al teatro, che ci riporta alla dimensione fantastica, all’espressione primordiale delle nostre emozioni. La trama è classica e contiene tutti gli elementi canonici della favola: l’elemento soprannaturale, la paura, le avversità, il superamento di queste e il riscatto finale. La protagonista è una principessa delle fate – una donna senz’ombra, nel senso anche letterale che il suo corpo non proietta ombra alcuna - che ama e sposa un imperatore umano e che per poter vivere con lui dovrà riscattare la sua natura magica e diventare anch’essa mortale. E’ un racconto moralistico, come tutte le fiabe che si rispettino, che ha il potere di riportarci ai nostri sogni più antichi, magari sepolti sotto la tirannica vita quotidiana ma sempre pronti a risvegliarsi grazie alla fantasia. Un racconto di delicatezza commovente, per il quale vale davvero la pena sospendere gli affanni e accendere un lume da lettura, per una pura Rinascita.
Hugo Von Hofmannsthal, La donna senz’ombra
Edizioni SE.
“Un bel tacer non fu mai scritto” dice il proverbio, ma veri e propri trattati sul tema si diffondono tra il 1600 e il 1700, tra cui quello del nostro autore parigino, che si prodiga nel raccomandare un attento e parsimonioso utilizzo della parola, consapevole dell’importanza dell’autocontrollo individuale per il fiorire della civiltà ed il perpetuarsi del potere. Questo insegna la virtù: mai lasciarsi andare ad affermazioni azzardate o impulsive, che potrebbero destabilizzare i presenti; eppure assai difficile è l’arte del silenzio, poiché difficile è capire quali cose tacere e quali invece dire. Vale, su tutti, un principio generale: “E’ bene parlare solo quando si deve dire qualcosa che valga più del silenzio”. A noi, figli e vittime della sovrabbondanza verbale, questa massima dovrebbe servire a non riempire le – poche - pause di inutili parole, ad imparare a stare con noi stessi e il nostro silenzio per darci la possibilità di essere un attimo prima di dirlo.
Abate Dinouart, “L’arte di tacere”
Sellerio editore Palermo
Il sentiero della conoscenza di sé passa anche per un giardino.
La nostra personalità, le nostre aspirazioni e la capacità di coltivarle si rispecchiano nella quiete di un giardino segreto o nella modestia di un piccolo orto all’interno di un cortile. Ciò che non può essere raccontato con le parole può essere comunicato attraverso un simbolo originario, come la tradizione del giardinaggio. L’autore ripercorre qui la storia di oltre trenta tipologie di giardino, nelle quali tutti possono ritrovare il desiderio di cura di quella parte di sé più profonda e autentica; così ci ritroviamo a tu per tu con la nostra memoria e un tuffo al cuore ci avvisa che proprio quel luogo in quell’attimo ci è affine e congeniale. Questo, in fondo, è il senso del libro: “..aiutarvi a scoprirvi un poco di più guardando le tante immagini qui raccolte.”
La rinascita è un verde e silente cammino.
Duccio Demetrio, “Di che giardino sei? Conoscersi attraverso un simbolo”
Edizioni Mimesis
Edizione speciale interamente dedicata aVenezia, dove YouFirst ha accompagnato con le proprie sofisticate fragranze l’esclusivo dinner party in onore del film in concorso « The Light Between Oceans », serata organizzata daVanity Fair e Tendercapital durante la 73a edizione del Festival del Cinema di Venezia. Presenti gli attori Michael Fassbender, Alicia Vikander, il regista Derek Cianfrance e diverse star internazionali. (CONTINUA A LEGGERE QUI)
In onore della Biennale Cinema, il consueto appuntamento legato ai testi scritti si trasferisce nell’arte visiva, presentandovi in esclusiva il film in concorso "The Light Between Oceans", che uscirà nelle sale italiane a febbraio 2017.
La pellicola è l'adattamento cinematografico del romanzo di debutto e di grande successo di M.L. Stedman, pubblicato nel 2012. Il film è stato presentato in concorso alla 73ª Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia il 1º settembre 2016 ed è il drammatico racconto di Tom, guardiano di un faro in una piccola isola australiana tra l'Oceano Indiano e l'Oceano Australe, e della sua relazione con Isabel.
La prima parte del film scorre lentamente incentrata sull’introspezione psicologica di Tom -reduce dalla Prima Guerra Mondiale, che trova pace nell’immensità della natura e nel paesaggio isolato del faro- e di Isabel, di cui si innamora e che affronterà insieme a lui diverse difficili prove, fino al momento in cui i due coniugi trovano un'imbarcazione naufragata con a bordo una bimba che piange accanto al cadavere di un uomo. Da questo momento, e dalle scelte che i due protagonisti effettueranno, conseguirà una seconda parte vivace e ricca di avvenimenti.
Il film ci offre l’occasione di riflettere su diversi temi assoluti e, grazie anche alla splendida fotografia di Adam Arkapaw e alle meravigliose musiche di Alexandre Desplat, ci commuove profondamente mettendoci in contatto con lenostre emozioni. I bravissimi protagonisti ci guidano in un racconto molto umano e ci esortano a recuperare il valore del perdono, come atto di vera Rinascita e come messaggio anche estremamente attuale e importante da condividere.
The light between oceans regia di Derek Cianfrance, con Michael Fassbender, Alicia Vikander, Rachel Weisz. Nuova Zelanda , 2016.
Ci sono libri molto poetici, che per semplicità e bellezza (le due cose sovente coincidono) commuovono all’istante. Italo Calvino, si sa, è un grande maestro di favole contemporanee e di racconti “quasi realistici” e il suo Marcovaldo che cerca la natura in città ispira nel lettore una tenerezza immediata. Il libro è composto da venti novelle, suddivise nelle 4 stagioni, il cui protagonista è sempre lui, lo stralunato Marcovaldo. Egli è un’anima candida, padre squattrinato di una famiglia numerosa, che sogna da cittadino spaesato qual è un improbabile ritorno alla natura. Il contesto in cui vive è una sorta di non-luogo: una città indeterminata e quasi astratta, simbolo di ogni ambiente urbano, in cui le buffe disavventure del nostro personaggio assumono un significato universale, ricordandoci tutto il nonsenso connesso alle nostre esistenze umane, una sorta di viaggio tra illusione e disillusione, tra slancio e solitudine, con un fondo agrodolce che pervade il lettore via via che si addentra nelle vicende. Marcovaldo però non è un pessimista: egli è sempre pronto a rimettersi in gioco, a cercare nuovi espedienti, a scoprire nuovi e più congeniali angoli di mondo. La grandiosità dell’autore nel mantenere anche nei racconti più brevi un lirismo assoluto completa la genialità di questo libro, adatto a chi non si rassegna, grande o piccino che sia.
Italo Calvino – Marcovaldo
Edizione Oscar Mondadori
E’ con vivo entusiasmo che vi proponiamo questa lettura, lo stesso che ci ha colto nella scoperta di un così prezioso gioiello editoriale, di rara raffinatezza.
Le Language des Fleurs è uno dei testi ottocenteschi più fortunati nel suo genere, immediatamente tradotto, illustrato e distribuito in tutta Europa. L’autografia dell’autrice non è certa, contribuendo ad alimentare la magia ed il fascino dello spirito romantico che ben rappresenta.Il diciannovesimo secolo può essere definito “il secolo dei fiori”: cresce e sifa costante un po’ ovunque l’interesse per le scienze botaniche, con particolare predilezione per l’ambito floreale, al quale si assegna un significato simbolico, un codice espressivo, una vera e propria grammatica.Ogni sentimento viene associato ad un fiore, in un sistema espressivo che si presta più delle parole ad esprimere i moti del cuore. Il testo è suddiviso in quattro capitoli (le quattro stagioni,ognuna coi propri fiori) ed è corredato da 12 tavole di mirabile pittura botanica. Scopriamo così che in un bouquet fiorito risiede il desiderio oppure la purezza…sogniamo con un linguaggio profumato che la natura meravigliosa cimette a disposizione senza chiederci nulla in cambio: non è forse questo il gioco della rinascita?
Charlotte de Latour, Il linguaggio dei fiori
Casa Editrice Leo S. Olschki, collana giardini e paesaggio
Se ancora avete dei dubbi sull’importanza dell’olfatto e sul bisogno profondo di essere desiderati della natura umana, leggete questo romanzo: vi ricrederete.
Sullo scenario della Francia del diciottesimo secolo, nella quale profumi e luoghimaleodoranti e sporchi si mescolano e spesso si intersecano, il protagonistadel racconto è un uomo con una caratteristica che lo rende anonimo edisperatamente alla ricerca di affermazione: egli non ha odore. In compenso scopre molto presto di essere dotato di un olfatto formidabile, che lo rende capace di creare qualsiasi genere di profumo e di conoscere il mondo attraverso questo senso, così primitivo e potente, di cui i più sono inconsapevoli. La trama si snoda avvincente, il romanzo si tinge di giallo e di noir quando il nostro primo interprete diventa un serial killer sulla scia delle note profumate di una fanciulla in fiore.
“…Poiché il profumo è fratello del respiro. Con esso penetrava gli uomini, a esso nonpotevano resistere, se volevano vivere…Colui che dominava gli odori, dominavail cuore degli uomini”.
P. Suskind, Il Profumo
Edizione TEA