Su Peggy Guggenheim sono fiorite storie e leggende nel corso di molti decenni e tutte hanno contribuito a rafforzarne il mito di donna eccentrica, avantgarde e di liberi costumi.
Poche testimonianze, tuttavia, ci offrono un ritratto affettuoso e nostalgico della celebre collezionista americana come questo scritto di Paolo Barozzi, suo sincero amico e confidente. Si celebra qui innanzitutto l’amore di Peggy per Venezia, la vera musa ispiratrice della celebre Collezione di opere dei più grandi esponenti dell’arte del nostro secolo. In questa città, a Palazzo Venier dei Leoni, si svelano la vulnerabilità e il romanticismo di una donna perennemente in cerca di talenti e di passione, con il costante rimorso di non avere il senso della famiglia e di sentirsi viva soltanto in mezzo ai suoi amici artisti. Impariamo così, grazie all’autore, a riconoscere in lei quella fragile umanità che tutti ci accomuna e che va oltre le ostentate apparenze di eterna bohémienne di lusso.
“…perché Peggy Guggenheim, quella vera, quella che per pudore non rivelava mai, forse neppure a se stessa, era una donna sola nonostante gli innumerevoli flirt; una donna inguaribilmente romantica…in fondo molto vulnerabile e puritana, che si difese dalla brutalità della vita, adottando atteggiamenti spregiudicati e ricorrendo a volte anche all’alcool…”
Paolo Barozzi, Peggy Guggenheim –Una donna, una collezione, Venezia
Campanotto Rifili Editore